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L’introduzione di Giorgio Bert alla riedizione dello storico libro del 1977 ( Durango edizioni, 2017)
Nessun discorso nasce nel vuoto. Anche questo libro, che pure a mio avviso mantiene una discreta attualità, è figlio di un clima, di un’atmosfera, di una cultura, di un mondo irripetibili; in poche pagine molto soggettive (non mi atteggio a storico) mi propongo di rievocare le tappe di un percorso che mi ha portato a riflettere sul medico immaginario e sul malato per forza.
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Un anacronismo inutile o una risorsa da potenziare?
Pier Riccardo Rossi, Simonetta Miozzo MMG Torino
La sanità territoriale in Italia è periodicamente oggetto di dibattito: c’è chi ne sottolinea le carenze e l’inutilità in una sanità superspecialistica, chi guarda all’Europa e ai finanziamenti in arrivo dopo la pandemia con la speranza che finalmente si riesca a dare alle cure primarie il giusto valore e il necessario sviluppo. Ognuno è certo di avere la ricetta giusta, ma troppo spesso il dibattito si polarizza tra chi considera la medicina di famiglia responsabile della debacle territoriale durante il Covid e chi difende lo status quo considerandolo inamovibile.
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di Giulio Ameglio
Questo non è un saggio, non contiene riflessioni particolarmente approfondite né citazioni o riferimenti colti. É solo una narrazione, una storia che viene "dal di dentro", appunto, e cioè dall'interno di un’esperienza vissuta in prima persona di malattia e cura.
Lunedì 17 maggio alle 7 del mattino sono stato colpito da una emorragia cerebrale. Non è che me la sia autodiagnostica sul momento, l'ho naturalmente saputo solo dopo; sul momento gli unici pensieri che avevo erano rivolti alle sensazioni che stavo provando, un forte formicolio al braccio sinistro, rumori disarticolati e cavernosi che mi rimbombavano in testa, la vista che slittava lungo le pareti e sul pavimento di casa. Mia moglie Donatella mi ha immediatamente caricato in auto e siamo partiti per l'ospedale. E qui è iniziata la mia avventura, che, in un tentativo di semplificazione, con tutti i limiti che questo naturalmente comporta, dividerò in tre capitoli più un epilogo.
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di Giulio Ameglio
La fotografia è inquietante, disse Gerione.
La fotografia è un modo per giocare con la percezione delle relazioni.
Beh esattamente.
Ma non hai bisogno di una macchina fotografica per capirlo. Per esempio le stelle?
Mi vuoi dire che le stelle non sono realmente dove sono?
Alcune sono là ma altre si sono spente decine di migliaia di anni fa.
Non ci credo.
Come puoi non crederci, è un fatto noto.
Ma io le vedo.
Ne vedi il ricordo.
Abbiamo già avuto questa conversazione?
Anne Carson, “Autobiografia del Rosso”
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Una riflessione su comunicazione e contesto
di Mauro Doglio e Milena Sorrenti
La situazione
Uno degli effetti della pandemia è stato lo spostamento dello spazio di comunicazione sociale dall’interazione faccia a faccia all’ambiente mediatico. Questo spostamento ha avuto una fortissima ricaduta su tutti gli ambiti della nostra vita quotidiana, nei rapporti di lavoro e, in particolare, nella scuola dove, letteralmente da un giorno all’altro, la consueta struttura della didattica basata sulla presenza fisica di insegnanti e allievi nello spazio dell’edificio scolastico è cessata, e al suo posto è stata introdotta una nuova forma comunicativa basata soprattutto sull’uso di piattaforme come ZOOM o MEET, per citare due tra le più note.
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Posture e gesti della relazione di cura
di Fabio Gabrielli
Teoria
Abitiamo un mondo tutto corpo, nel segno di una fisica, di una cinetica di corpi che si intercettano, soggiornano negli incontri, per restarvi come dimora abituale o per congedarsi, a volte per ritornarvi, altre per dirsi addio, ma portandosi sempre dietro le parole, i gesti, i segni di quel soggiornare, momentaneo o duraturo. Un incontro è per sempre, poiché la logica dei corpi è logica di contaminazione, di una narrazione che, per quanto i dispositivi provino a contenere in luoghi protetti, rimbalza sempre nel campo libero della vita. Ebbene, questa cinetica dei corpi - questa loro estrema esposizione - si configura come ontologia delle posture.
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di Cristina Cenci
La rivoluzione digitale
Le innovazioni tecnologiche del passato hanno offerto ai medici metodi e strumenti sempre più complessi e accurati. L’impatto della rivoluzione digitale attuale è diverso. La digital health rende disponibili a tutti strumenti di misurazione della condizione di salute, che una volta erano riservati ai aggregare i dati in grafici sempre accessibili e aggiornati. Nello stesso tempo, le conversazioni online sulla salute, la malattia e le terapie consentono di condividere con altri ‘pazienti come me’ le paure, le aspettative, gli effetti dei farmaci.
Tutto questo cambia la scena dell’azione terapeutica e le condizioni della sua efficacia. Misurazioni e storie si sommano e si mescolano, e creano percezioni e valutazioni di salute, malattia e cure che nascono e si sviluppano al di fuori del contesto medico.
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di Massimo Giuliani
In passato mi sono trovato a prendere posizione (anche contribuendo a lanciare un appello che raccolse le firme di un certo numero di colleghi imbarazzati quanto me per la questione) a contestare il fatto che un noto clinico italiano, uno con un certo richiamo mediatico, entrasse nella discussione politica utilizzando argomenti e termini presi di peso dalla psicoanalisi. Presi di peso non tanto allo scopo di spiegare fenomeni e comportamenti politici sulla scorta di un sapere psicologico (operazione delicata e a volte spericolata, ma legittima, a patto di conoscerne i rischi e di non sovrapporre incoscientemente livelli di complessità differenti), ma piuttosto per dare forza retorica alle sue posizioni e persino ai suoi attacchi.
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